IL MONDO E’ LA MAPPA, LA MAPPA E’ IL MONDO
 


La mappa non è il territorio ma non è meno reale di esso: possiede una sua propria vita autonoma che si intreccia con quella dell’oggetto della sua rappresentazione.L’una e l’altro partecipano di un ciclo continuo che vede il territorio alla base della rappresentazione che a sua volta suggerisce comportamenti sul territorio che, modificato da questi, verrà poi nuovamente rappresentato…..
Per descrivere il territorio la mappa si serve del sistema geometrico euclideo, presupponendo assiomi conoscitivi e logici tipici della nostra cultura, quali le categorie binarie dicotomiche (uomo/natura; centro/periferia; sviluppo/sottosviluppo: locale/globale) e la concezione lineare del tempo. Il disegno, che riduce le misure della terra alle dimensioni della percezione del corpo umano, raccoglie e conferma l’immagine del mondo che ci viene proposta anche in altri contesti e attraverso altri media.
Nel fitto intreccio  di dati empirici, di pre-giudizi conoscitivi e concreti interessi di controllo/potere, la mappa quindi svolge –ed ha svolto- un importante ruolo culturale e performativo, guidando la traduzione, l’interpretazione e la costruzione del mondo.
E allora viene da chiedersi: si può pensare un’altra mappa? Come si possono fare altre semplificazioni? È sufficiente rammentare che dietro la mappa c’è un modello che per sua natura distorce il territorio e che  comunque è limitato? O possiamo pensare di “aprire la mappa” ad altri contributi analizzando e mettendo in discussione i paradigmi che guidano le nostre mappe?
 

A cura di Giovanna Iacono e Lucilla Ruffilli