Il paradosso

Galleria di stampe


In questo quadro un ragazzo, che sta curiosando in una galleria di quadri, guarda un quadro che raffigura una nave ormeggiata nel porto di una piccola città; sulla terrazza di una casa del lungomare un altro ragazzo si riposa seduto su una panca.
Due piani più sotto di lui una donna è affacciata a una finestra che dà su una galleria di quadri, nella quale c’è un signore che vediamo di spalle, e c'è un ragazzo, che guarda un quadro che raffigura una nave ormeggiata nel porto di una piccola città; su una terrazza di una casa del lungomare... e così via.
Cosa è successo? A partire dal ragazzo che guarda un quadro siamo entrati nel quadro e, senza mai uscirne, ci ritroviamo nella galleria.
Siamo cioè di nuovo allo stesso livello dal quale eravamo partiti, il che è chiaramente assurdo e impossibile.
Ma quanti sono i livelli in questo quadro? Il loro numero dipende da come punteggiamo il quadro nella lettura che ne facciamo, e a sua volta la punteggiatura viene decisa da ciò che la nostra intuizione trova "naturale" vederci secondo il contesto o lo scopo che abbiamo scelto.
Per esempio, invece che partire dal ragazzo che osserva se stesso nell'atto di osservare un quadro, potremmo partire dal quadro e dire che, allora, il quadro contiene se stesso; oppure i livelli potrebbero aumentare, perché si potrebbe prendere in considerazione la cornice del quadro, o la cittadina, la galleria ecc…
In ogni caso, sarebbero sempre tutti riconducibili allo stesso paradosso: a qualcosa che contiene se stesso. Ora, però, noi che siamo al di qua della cornice del quadro di Escher, non restiamo vittime del ciclone che ha devastato e abbattuto le barriere fra realtà e rappresentazione, cioè fra ragazzo e quadro osservato dal ragazzo.. Noi siamo fuori del sistema e siamo pienamente consapevoli di trovarci di fronte a un quadro, ad una rappresentazione, cioè, del crollo della differenza tra realtà e rappresentazione della realtà. E proprio questo che noi da fuori possiamo vedere, e che il ragazzo nel quadro non può. Questa sua cecità è richiamata dall'occhio del ciclone completamente vuoto al centro del quadro, dove non a caso c'è però la firma dell'autore. Del resto di questo punto vuoto al centro non se ne sarebbe potuto liberare lo stesso Escher, lo avrebbe tuttalpiù potuto ridurre al minimo, ma mai azzerarlo del tutto, vista la deformazione impressa da un vortice a tutte le linee del quadro. Dunque, solo l'autore e noi dall'esterno possiamo sapere che Galleria di stampe è incompleta, un fatto che il ragazzo nel quadro non saprà mai. Douglas R. Hofstadter nel suo libro Godel, Escher, Bach fa notare the questo quadro è una buona metafora del Teorema di Incompletezza di Godel.
Maria Domenica Simeone
Koan zen
Brainstorming
Punto cieco
Carte di Miller
Napoli novembre 2005