
In questo modo un mattang poteva essere via via aggiornato in seguito ad esplorazioni successive, ed era adatto ad immagazzinare tutte le informazioni ottenute. In conclusione, con i mattang, i Polinesiani riuscivano a darsi una immagine realistica del loro mondo, molto simile alle nostre carte geografiche."[1]
Itineraria picta
Italo Calvino[2]
nel suo "Il Viandante nella mappa", recensione a una mostra parigina,
notava che la mappa, la carta geografica, nasce in vista di un viaggio e che
pertanto trova nella linea più che nella superficie la sua forma coerente: "Il
primo bisogno di fissare sulla carta i luoghi è legato al viaggio... Si tratta
dunque di un'immagine lineare..."[3].
Queste mappe simili a una striscia furono spesso utilizzate dai popoli più
antichi e in particolare
anche dai principali costruttori di strade, i
Romani, ai
quali tuttavia non si devono scoperte o
ricerche cartografiche di rilievo (se si eccettua l'opera di Vipsanio Agrippa
per Augusto). Gli itineraria picta servivano a viaggiare, ma sicuramente
anche a percorrere strade sicure per l'esercito; di essi resta, in copia
medievale, un esemplare straordinario, la cosiddetta Tabula Peutingeriana, lunga
in origine forse sette metri e alta soltanto 34 centimetri, che mostrava, pur
tra incredibili deformazioni e forzature, 100.000 km di strade e 3.000
indicazioni di luoghi tra Europa, Africa e Asia, circondati da un Oceano che
sembra più una cornice del disegno che un'effettiva superficie.
Le strade in epoca imperiale vennero
sviluppate soprattutto per garantire un efficiente servizio postale e un rapido
spostamento di messaggeri. Per facilitare ciò a intervalli regolari sorgevano
stazioni per il cambio dei cavalli (mutationes) e locande per le soste
notturne (mansiones), che erano attive per tutti anche per i Cittadini i
quali all'interno trovavano dipinte sulle pareti delle vere e proprie guide
stradali, chiamate intineraria picta, con segnalati i punti di sosta tra
un itinerario e l'altro, le città, le distanze e tutte le strade importanti. Di
queste mappe non sono rimaste tracce, tuttavia esiste una copia di epoca
medioevale di eccezionale importanza, chiamata Tabula Peutingeriana, che
ci da un'idea di come fossero strutturate, e quali nozioni geografiche avevano i
Romani. Questa mappa lunga sei metri e alta trenta centimetri rappresenta tutto
il mondo conosciuto allora dai Romani dalle colonne d'Ercole fino all'estremo
Oriente. E' da notare, che nelle mappe antiche l'Oriente è posto verso l'alto,
infatti nella foto della Tabula qui a lato (fare clic sopra per ingrandire) il
tratto di terra orizzontale è l'Italia, e in alto c'è il Mare Adriatico, sotto
il Mare Tirreno, si notano inoltre Roma seduta sul trono, e Ostia.[4]

Vie dei canti
"Certe volte mentre porto a spasso i 'miei vecchi'[5] in giro per il deserto, capita che si arrivi a una catena di dune e che d'improvviso tutti si mettono a cantare, 'che cosa state cantando?' domando, e loro rispondono 'Un canto che fa venire fuori il paese, capo. Lo fa venire fuori più in fretta …' Gli uomini del tempo antico percorsero tutto il mondo cantando: cantarono i fiumi e le catene di montagne, le saline e le dune di sabbia. Andarono a caccia, mangiarono, fecero l'amore, danzarono, uccisero: in ogni punto della loro pista lasciarono una scia di musica. Avvolsero il mondo intero in una rete di canto; e infine, quando ebbero cantato la Terra, si sentirono stanchi".[6]
Mappae mundi medievali
"Il cartografo medievale non si poneva come finalità la rappresentazione scientifica e fedele del territorio. … Con il suo prodotto, il cartografo voleva creare un' imago mundi, una immagine deduttiva e non induttiva della realtà.. la carta si configurava quindi come una sintesi grafica di un sapere universale: struttura, forma e contenuto delle mappae mundi servivano alla visualizzazione della storia sacra dell'umanità, alla identificazione dei luoghi più importanti descritti nelle pagine delle Sacre Scritture o nei testi di teologia dei Padri della Chiesa."[7]
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| Rappresentazione cosmografica dei geografi cristiani e arabi, XI sec. d.C. | Mappamondo di Beatus, 1086 |
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| Ecumene di Marziano Capella, IV-V sec. | Mappamondo a zone di Microbio, XI sec. |
[1] Giulio Mezzetti, L'ambiente mondo, La Nuova Italia, 2001 Firenze, p. 30.
[2] Kainòs rivista on-line di critica filosofica. Disegnare i confini del mondo
http://www.kainos.it/numero3/percorsi/bonavoglia.html#tipi
sito web: cartografia e strade dei Romani
sito web : the Tabula Peutingeriana
[3] Italo Calvino, Collezione di sabbia, 1994 Mondadori Milano
[5] aborigeni australiani
[6] Bruce Chatwin, Le vie dei canti, Adelphi, Milano 1995, p. 27
[7] Carla Masetti, L'immagine del mondo chiuso: la cartografia medievale, in Geografie, Euroma, Roma 1995, p. 17